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Movimenti del feto: pugni e calcetti per dirti che....
13/06/2017
Parola agli espertiI movimenti del feto nel pancione, reppresentano il primo modo di comunicare ed interagire con ciò che lo circonda. Pugni, calcetti e stiramenti rappresentano infatti non solo la vitalità del bambino ma anche, un messaggio comunicativo per la sua mamma...
Continua il nostro viaggio alla scoperta della vita prenatale e, dopo aver analizzato le competenze fetali nei precedenti due articoli, oggi possiamo apprendere di più in merito al linguaggio corporeo del bambino in utero.
A tal proposito, ho trovato molto interessante un articolo di David Chamberlain (rivista Anpep nr. 3, 2002), psicologo e psicoterapeuta americano, in merito all’attribuzione di un significato profondo e comunicativo al movimento fetale.
I movimenti, ci dice Chamberlain, hanno molti scopi come l’esplorazione, l’azione, l’auto protezione, l’espressione della propria individualità e la comunicazione. Il movimento rivela i bisogni, gli interessi, i talenti, le emozioni ed i processi cognitivi dell’individuo. Tale linguaggio del movimento è ovviamente precedente al linguaggio parlato e si sviluppa già dalla gestazione. Il movimento è una forma di comunicazione immediata, con significati universali. Ogni essere umano, grande o piccolo, parla questa lingua.
Nelle recenti ricerche sul movimento fetale sono stati classificati 3 tipi di movimenti del nascituro:
- Movimenti spontanei
- Movimenti reattivi
- Movimenti interattivi
Queste 3 categorie offrono nuove prospettive rispetto alle prime origini del comportamento umano.
Il movimento spontaneo fetale, documentato a partire dalla 6° s.d.g., aumenta costantemente e la maggior parte del repertorio motorio del feto è visibile tra le 8 e le 10 settimane. Dall’8° s.d.g. il feto mostra una iniziativa nello scegliere il suo movimento e iniziarlo (studi di DeVries et al. 1988). Ciò implica una intenzionalità: il feto compie movimenti volontari diretti ad uno scopo. Dalle 10-12 settimane, i ricercatori descrivono i movimenti fetali come spontanei, gentili e aggraziati e non sono riflessi. I gemelli in utero, per esempio, mostrano uno schema motorio indipendente e differente l’uno dall’altro, continuando a differenziare il proprio "stile motorio" anche nello sviluppo post-natale.
Durante il primo trimestre di vita, i feti si “esercitano” nel movimento fino a quasi 8’ consecutivi. Il più lungo periodo di riposo studiato è di 5’30”. Un’indagine sulla motricità nel 3° trimestre dimostra che il bambino continua a muoversi fino a quando lo spazio diventa troppo stretto per farlo.
William Liley, ricercatore americano, ha osservato (circa alla 26° s.d.g.) che i feti si muovono da una parte all’altra dell’utero spingendosi con i piedi e le gambe (mi viene in mente l’immagine del nuotatore in piscina, che fa “le vasche” e che si spinge con i piedi e le gambe quando arriva a fine vasca, per girarsi e continuare a nuotare nel senso contrario...).
Il succhiare, che compare intorno alla 9° s.d.g. diventa un passatempo che coinvolge piedi e relative dita, mani e dita. Succhiare il pollice può essere così frequente da creare un calletto visibile alla nascita.
Nell’utero, le mani sono continuamente impegnate a toccare la placenta, a prendere i propri piedi, le mani stesse, le dita dei piedi e delle mani, e, molto spesso, il cordone ombelicale (primo “giocattolo” del feto), a toccare le pareti uterine ed arrampicarvisi. La continua interazione di mani, piedi, cordone, placenta, dita, precede la coordinazione oculo-manuale e la coordinazione dei movimenti delle braccia osservata dopo la nascita.
Con il Doppler sono stati studiati anche i movimenti respiratori del feto, che appaiono prima isolati verso la 24° s.d.g., diventano più frequenti verso la 28° s.d.g. e sono uniformi verso la 36° s.d.g.. Durante il terzo trimestre i movimenti respiratori occupano il 30-80% del tempo e sono predittivi di buona salute del bambino. Non è un buon segno quando diminuiscono, come per esempio quando la madre ingerisce alcool oppure fuma.
I movimenti reattivi sono stimolati da qualcosa che avviene nell’ambiente e include reazioni difensive, di auto-protezione e di allarme. Per esempio, tra la 14° e la 16° s.d.g., i feti reagiscono agli aghi dell’amniocentesi, ritirandosi o attaccandoli. In un caso particolare, durante l’esame, il feto è stato accidentalmente toccato dall’ago: egli ha reagito contorcendosi e, individuato l'ago, con il braccio lo ha ripetutamente allontanato, mostrando una netta consapevolezza sensoriale ed una capacità di difesa precisa. In seguito all’amniocentesi, alcuni feti si immobilizzano, come colpiti da qualcosa di imprevisto. Il cuore aumenta i battiti, la respirazione diminuisce in frequenza e battito e respiro possono non ritornare per giorni al ritmo precedente. Il linguaggio del corpo parla di paura e senso di minaccia.
Il movimento interattivo sociale è stato dedotto principalmente dagli studi sui gemelli. In questo ambito le ricerche evidenziano come il movimento fetale dei gemelli rappresenti uno strumento di relazione.
Ricercatori italiani come Umberto Castiello e Luisa Sartori dell’Università di Padova (vedi “Psicologia Contemporanea” Marzo/Aprile 2011) si sono chiesti se la competenza sociale è già presente prima della nascita. Hanno così condotto uno studio sui feti gemelli per studiare l'origine e l'evoluzione di un possibile comportamento pro-sociale fin dalla vita in utero.
Alcuni studi sui feti singoli evidenziano l’esistenza di prime forme di pianificazione del movimento già dalla 22° s.d.g.. Gli studi di Castiello hanno evidenziato l’esistenza di movimenti pianificati con il preciso scopo di raggiungere e toccare il proprio gemello. Viene utilizzato non a caso il termine “pianificato” per indicare un movimento che non è un riflesso, ma un’azione. I riflessi, infatti, sono automatici e fuori dal controllo della volontà, ma le azioni sono movimenti coordinati diretti ad uno scopo, con differenti gradi di intenzionalità.
Rilevare la presenza di atti motori, e non semplici riflessi, nei feti gemelli getta nuova luce sull'origine della pro-socialità, fino ad ora considerata in grado di svilupparsi solo nella vita post-natale.
La ricerca di Castiello e Sartori è stata effettuata tramite riprese ecografiche della durata di 20’, in cui i movimenti fetali dei gemelli venivano captati con l’ecografia 4D, dove all’analisi del movimento in 3D è stata aggiunta la dimensione temporale. Lo studio è stato eseguito sui gemelli monozigoti con due ecografie, la prima alla 14° s.d.g. e la seconda alla 18° s.d.g.. Si è verificato, per procedere con la ricerca, che le madri fossero in buona salute e non stressate, onde evitare che lo stress materno potesse influenzare i pattern motori fetali. I filmati sono stati poi micro-analizzati. I risultati della ricerca hanno confermato che i feti gemelli, con l’avanzare della gestazione, mostrano un vasto repertorio di movimenti diretti verso se stessi e verso le pareti uterine, ma anche verso il proprio gemello. Si tratta di atti risultanti da una pianificazione motoria. L’analisi dei movimenti, già alla 14° s.d.g., ha evidenziato, infatti, la presenza di gesti mirati. Questi movimenti differiscono dai movimenti diretti verso le pareti uterine o verso se stessi: sono infatti movimenti fini, accurati, precisi e delicati. Sono decelerati nell’avvicinamento all’obiettivo e più lenti nell’esecuzione del contatto con il fratello di quanto non lo siano nel toccare il cordone, le pareti uterine, il proprio corpo. Il numero dei movimenti, inoltre, tende ad aumentare di frequenza dalla 14° alla 18° s.d.g., a discapito dei movimenti diretti verso se stessi. Crescendo, quindi, il feto preferisce il contatto con i fratello che l’esplorazione del proprio corpo. La tendenza a cercare l’altro è quindi molto precoce e si evidenzia, da questi studi, un innato talento comunicativo.
Alessandra Piontelli, psicoanalista che ha indagato la vita psichica fetale attraverso lo studio sui gemelli, riporta per esempio il caso di Luca e Alicia, che si incontravano e si toccavano delicatamente attraverso la membrana che li divideva, sempre alla stessa ora, in utero. Giocavano guancia a guancia, sembravano baciarsi ed accarezzarsi reciprocamente il viso, e strofinavano i loro piedi prima di tornare alle loro attività separate. La qualità della loro relazione proseguì come tale anche dopo la nascita. Ad un anno, provavano gioia a giocare insieme: andavano verso una tenda (simbolica membrana) e ripetevano l'affettuosa gestualità prenatale, dimostrando come la loro relazionalità mantenesse una continuità con la vita uterina, accompagnando questi momenti di relazione con risate e sorrisi.
L’utero è un ambiente interattivo e, se non è presente un gemello, il feto comunque interagisce con la placenta, con il cordone e le pareti uterine. Inoltre, è sempre insieme alla sua mamma, si emoziona con lei, mangia e dorme con lei. Quando la mamma guarda per esempio un “brutto” film, il feto è molto turbato e diventa più attivo sul piano motorio mentre la mamma sta attendendo di fare l’amniocentesi, più di quanto non si muova per una normale ecografia.
Anche i calci possono avere uno scopo interattivo: il genitore, toccando l’addome in risposta al calcio del bambino, incoraggia il feto a rispondere, calciando nel posto in cui è stata toccata la pancia ed intessendo così un dialogo psico-tattile.
Riassumendo, il movimento spontaneo manifesta interesse, bisogni, personalità del bambino. Esprime scelta, determinazione, volontà, azione. Il movimento reattivo esprime consapevolezza e sensibilità del feto, capacità di sentire emozioni e di rispondere, adattandosi all’ambiente e capacità di auto-protezione e difesa, fin dalle prime s.d.g.. I movimenti interattivi mostrano un’elevata capacità di stabilire relazioni intime e sociali sia tra i gemelli in utero che tra i bambini ed i loro genitori.
Nel prossimo articolo continueremo il nostro percorso, esplorando la vita emozionale del bambino in utero.
Silvia Iaccarino
Formatrice professionale e psicomotricista
Blog: www.silviaiaccarino.it
Pagina facebook: www.facebook.com/percorsiformativi06
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