25/01/2017 Bebuù, settete: L'essenziale è invisibile agli occhi |
04/11/2015 Bambino più inverno vuol dire cappello! |
13/06/2017 Movimenti del feto: pugni e calcetti per dirti che.... |
Blog » Parola agli esperti » Facciamo la nanna? Il sonno dei bambini
Facciamo la nanna? Il sonno dei bambini
17/05/2017
Parola agli espertiFisiologia del sonno
Il momento del sonno occupa circa un terzo della vita di un individuo; la sua durata però varia a seconda dell’età: i neonati dormono più di venti ore al giorno, il bambino tra i 24 mesi e i 5 anni dormono quattordici ore, l’adulto circa otto ore e la persona anziana richiede un numero di ore ridotto per riposarsi.
Il sonno è caratterizzato da due fasi:
- Fase NREM (non REM), a cui corrispondono la sonnolenza ( primi segnali di avvicinamento al sonno), l’addormentamento ( momento in cui si cessa di essere coscienti e di vedere) e il sonno profondo ( è il rilassamento totale dove attività muscolare e cerebrale sono ridotte al minimo).
- Fase REM (rapid eye movement), la quale è caratterizzata da movimenti oculari rapidi accompagnati da modificazioni del ritmo respiratorio, cardiaco, del tono muscolare; è la fase del sonno in cui appaiono i sogni.
Negli adulti il ciclo di sonno varia dai 90 ai 120 minuti. Al termine della fase REM si torna nuovamente alla fase nREM e così via, fino a raggiungere circa le otto ore per il sonno adulto. In questi passaggi ciclici si possono verificare dei microrisvegli di cui non si ha coscienza.
Anche nei bambini, appunto, sono identificabili una fase di sonno attivo (REM) con movimenti oculari rapidi, frequenza cardiaca irregolare, movimenti delle stremità del corpo, ed una fase di sonno profondo (nREM) caratterizzata da frequenza cardiaca regolare e da mancanza di rapidi movimenti oculari. Cambia in maniera sostanziale la proporzione delle ciclicità: nel lattante la proporzione REM/nREM è di 50/50 mentre nell’adulto è 20/80.
A differenza quindi degli adulti, un ciclo di sonno dei bambini dura tra i 40 e i 60 minuti. Ecco perché è normale che i piccoli abbiano risvegli durante la notte, visto che un ciclo di sonno dura meno e la fase REM (quella in cui ci si può risvegliare) occupa una maggiore durata.
Ecco perché i bambini piccoli hanno anche dei tempi per dormire brevi e frequenti: questa modalità di sonno/veglia ha l’ importante funzione di mettere il bambino in condizioni di svegliarsi in caso di necessità: fame, freddo, naso chiuso, apnea, ... assicurandogli anche delle condizioni ottimali per lo sviluppo cerebrale.
I bambini, addormentandosi attraverso una fase di sonno REM, hanno quindi il bisogno di essere accompagnati dall’adulto nella fase di sonno profondo: attraverso il cullare, l’accarezzare, il sussurrare ninne nanne (queste modalità rispondono proprio a questa esigenza di ricreare le condizioni di sicurezza della vita intrauterina quali dondolio, ritmicità e ripetizione).
E’ fondamentale ricordarsi che solo intorno a 3/5 anni, essendosi pressoché compiuto il processo fisiologico di maturazione delle cellule cerebrali, è possibile che il bambino abbia un sonno continuato per una notte intera. Non prima.
Inoltre, è importante sapere che fino al 3 mese di vita, il piccolo non secerne in maniera stabile la melatonina, ossia l’ormone che induce il riconoscimento e l’instaurarsi dei ritmi luce-buio, per cui è del tutto errata l’affermazione che il neonato possa “scambiare il giorno e la notte”.
A tale proposito, alcuni ricercatori della Liverpool University, consigliano di esporre il neonato alla luce diurna dalle 12 alle 16, poiché sembra che questa esposizione favorisca un rapporto più sereno durante la notte; fisiologicamente ciò avverrebbe poiché la luce va a regolare i livelli dell’ormone melatonina, favorendo così l’equilibrio dei ritmi giorno-notte.
Alessandra Bortolotti, psicologa perinatale, ricorda anche che l’esposizione alla luce, indipendentemente dalla presenza o meno del sole, favorisce l’assorbimento della vitamina D, ossia quella indispensabile per la crescita e lo sviluppo osseo. Pertanto, la dottoressa, consiglia alle famiglie di fare una passeggiata pomeridiana per il riposo del bambino, piuttosto che farli riposare nel letto.
A ciascuno il suo riposo
A ciascuna famiglia è bene sia chiaro che esiste un’estrema variabilità individuale. Alla nascita, già il piccolo possiede una lunga storia che lo rende unico rispetto agli altri coetanei.
Nonostante esistano, quindi, caratteristiche comuni a tutti gli essere umani relativi al ciclo di sonno, è fondamentale ricordare che ciascuno ha le proprie peculiarità che lo diversificano dal resto del genere umano. Ad esempio, se generalmente si dice che un bambino tra i due e i tre anni dorme in media 14 ore, bisogna ricordare anche che ognuno ha i suoi ritmi fisiologici, determinati da: caratteristiche genetiche, caratteriali, comportamentali, ambientali, familiari.
Spesso, il tentativo forzato di omologarlo ai ritmi considerati “normali” può essere molto dannoso: secondo alcuni biologi, un essere vivente a cui venga imposto un ritmo che non è il suo, entra in uno stato di pericolo che gli impedisce di vivere con una certa stabilità.
A tal proposito Grazia Honegger Fresco, pedagogista, sottolinea che il bambino fin dalla nascita mostra di sapere che cosa gli occorre, ma ha bisogno di essere rispettato ed ascoltato nella sua capacità di autoregolazione.
Purtroppo, nella nostra moderna società, non ci si addormenta più quando si è stanchi, ma quando l’orologio ci dice che “è ora di riposare”. E lo stesso vale per il risveglio.
Gli orari della vita moderna, infatti, non corrispondono per nulla con le esigenze fisiologiche del bambino, i quali, come suggerisce Maria Montessori, dovrebbe avere il diritto di dormire quando ha sonno e di risvegliarsi quando non ne ha più. E non è funzionale, per una naturale crescita e maturazione del bambino e dei suoi ritmi sonno-veglia, pretendere che i bambini si adeguino ai ritmi degli adulti e ai loro tempi.
E’ importante, quindi, lasciare che i bambini trovino da soli i propri ritmi, senza interferire e senza modificare, senza forzare, almeno nei primi mesi di vita. Non esiste una modalità di dormire uguale per tutti. Non esiste un metodo!
Solo ascoltando i ritmi del bambino e lasciandolo libero di seguirli, la parte del sonno trascorso in fase REM decrescerà per gradi nel tempo in maniera fisiologica e naturale, arrivando così a diminuire i risvegli. Questo avverrà nel corso della sua crescita, fino ad arrivare ad una chiara stabilizzazione dei ritmi del sonno dai 36 mesi in poi.
Il sonno nel primo e secondo anno di vita
Nel corso del primo anno di vita la qualità del sonno dei bambini è connesso alla maturazione del sistema nervoso centrale: il piccolo trascorre la maggior parte del suo tempo a dormire e si risveglia solo per soddisfare i suoi bisogni primari: fame, pipì o popò, freddo.
Alla fine del primo anno compaiono delle modificazioni che rendono il sonno del bambino più evoluto:
- L’abbassamento della soglia percettiva
- La diminuzione delle ore di sonno
- Cicli più regolari di sonno-veglia
- Attenzione selettiva durante la veglia
Lentamente, nella sua naturale maturazione e crescita, l’addormentamento, il distacco dalla realtà, cominciano ad assumere per il bambino significati più intensi a livello emozionale, affettivo, simbolico e immaginativo.
Il bambino inizia a manifestare anche atteggiamenti di opposizione e rifiuto nei confronti dell’adulto che decide che “quella” è l’ora giusta per andare a riposare: si va dal rifiuto netto comunicato con pianti, grida e rabbia, alle mille richieste continue.
Una riflessione. Le proteste e i rifiuti legati all’addormentamento coincidono con uno dei pochi momenti nella nostra società attuale in cui ci si ritrova tutti insieme a casa la sera. Mamma e papà hanno tanta voglia di stare con il piccolo ma nel frattempo sono appesantiti dalla giornata frenetica, ci sono le faccende domestiche da sbrigare, la cena da preparare. Insomma, il ricongiungimento serale prevede esigenze contrastanti da far combaciare e nel quale trovare un equilibrio.
I genitori arrivati, quindi, “ad una certa ora”, vorrebbero mettere a letto il proprio figlio; ed è in questo momento che, per ritardare la <<separazione>>, il bambino comincia a fare richieste al genitore che, stanco per la giornata stressante, può reagire con intolleranza e tensione.
Perché accade ciò?
Tra i 18 mesi e 24 mesi, nella crescita naturale del bambino, intervengono cambiamenti significativi che spiegano in parte la presenza di queste resistenze. E si deve andare a riprendere i concetti di <<attaccamento e separazione>> studiati e portati a conoscenza dallo studioso Bowlby.
La capacità del bambino di consolidare dei comportamenti di attaccamento è legata al suo sviluppo cognitivo e percettivo: il bambino affronta con maggiori difficoltà la separazione dalle figure genitoriali perché prende consapevolezza del fatto che gli adulti per lui significativi, possono andare e ritornare indipendentemente dalla sua volontà e dal suo desiderio.
La tolleranza alla separazione, se così possiamo chiamarla, aumenta con il progredire dell’età, e le manifestazioni di protesta tendono più o meno a scomparire verso il quinto anno, anche se permangono sempre le paure legate a questa particolare esperienza.
E’ così fondamentale per la serenità e il benessere emotivo del bambino, in questa delicata fase di passaggio dalla veglia al sonno e nei momenti che la precedono, trovare e garantire la costanza, la ripetitività e la ritualizzazione degli eventi: alcuni gesti consueti, le coccole, la lettura di un libro di letteratura per la prima infanzia, una canzona, le carezze sulla schiena o su una parte del corpo del bambino, il farsi toccare una parte del corpo, devono entrare a far parte di uno schema riconosciuto e riconoscibile (familiare e rassicurante affettivamente per il bambino), che si abituerà così alle fasi della sequenza.
Un altro aspetto che si trascura ma che invece è da considerare è l’imitazione dei bambini. Il bambino osserva continuamente l’adulto, imita le sue azioni, lo ascolta e lo osserva sempre, apprendendo silenziosamente gesti, toni, modi di agire e comunicare, modi di vivere, …. Ma il sonno? Esso è qualcosa che vede raramente: anzi ha sempre la sensazione che accadano cose straordinarie quando è nel letto a dormire. Meglio quindi stare svegli, controllare, imitare gli adulti. Altrimenti sfuggirebbero al suo controllo tante situazioni!
Un’abitudine da poter evitare è quella di portare via il bambino nei week-end, alla sera, di giorno: il bambino si addormenta in macchina, o nel divano, o in altro luogo o ambiente casa e al risveglio si ritrova in tutt’altro posto. Attenzione: facendo così rafforziamo nel bambino l’idea che durante il sonno possono accadere cose strane e fuori dal suo controllo!
Le paure degli adulti
Durante questa routine serale non entra in gioco solamente la difficoltà a separarsi del bambino: il modo in cui il genitore affronta il momento del sonno dipende in parte da come vive e sente lui stesso l’abbandono: sensazioni ed emozioni scritte nel corpo e nella mente dell’adulto attraverso le sue esperienze infantili legate alla separazione.
Molti genitori hanno paura del sonno, soprattutto nei primissimi giorni: chissà a quanti è capitato di andare a controllare se il piccolo dorme sereno e respira. Infatti vi è una sottile ma sostanziale analogia fra sonno e morte.
Nell’inconscio dell’adulto, spesso, sonno e morte sono collegati, in quanto il sonno suscita un senso di perdita che, nella sua forma più estrema, diventa paura della morte.
Inoltre. Se l’adulto pensa che un letto vuoto sia un piacere probabilmente sosterrà l’idea ma anche la convinzione emotiva che il piccolo può dormire da solo, nel suo spazio e nel suo ambiente; se invece all’adulto il letto vuoto sembra un posto solitario immaginerà e comunicherà inconsciamente il messaggio anche al piccolo.
Concludo queste riflessioni sul sonno, attraverso alcuni spunti di riflessione che la studiosa J.Bouton riporta nel suo testo Pedagogia del Sonno, Red Edizioni:
<< - crescere significa ignorare i messaggi del corpo che si manifestano con la regolarità dei ritmi vitali? - Il bambino deve imparare a stringere i denti quando sbadiglia? È una prova di volontà tenere a forza gli occhi aperti quando questi pizzicano? – E’ saggio pretendere che il bambino si tenga su quando la nuca si rilassa? Se si agisce in questo modo si ignorano i passaggi regolari del sonno>>.
Dott.ssa Lucia Vichi
Educatrice d’infanzia e coordinatrice pedagogica; Creativa
Coordinatrice Gruppo: Chiediamo consigli educativo-pedagogici per il nostro bimbo 0-3 all'esperta
Shop: www.bebuu.it/lula-creazioni-e-giochi-per-l-infanzia-artigianali
Pagina facebook: www.facebook.com/LulaGiochiArtigianali
Sei un'ostetrica, un pediatra, un educatore dell'infanzia, un logopedista, uno psicologo infantile, un nutrizionista, insomma un esperto nel mondo dell'infanzia e hai la passione per la scrittura? Bebuù sta cercando proprio te per la sua nuova rubrica: la parola agli esperti! Ti aspettiamo! Scrivici una mail ad info@bebuu.it per avere maggiorni informazioni.