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I ricordi del bambino prima della nascita

Blog » Parola agli esperti » I ricordi del bambino prima della nascita

I ricordi del bambino prima della nascita

28/05/2018

Parola agli esperti

"La capacità del feto di ritenere memorie corporee è qualcosa che deve essere riconosciuto,dato che esiste un certo numero di prove secondo cui, da un certo periodo prima della nascita, nulla di ciò che viene provato dall’essere umano viene perduto"

D.W.Winnicott

Ci stiamo avvicinando alla fine del nostro viaggio alla scoperta della vita prenatale. In questo penultimo articolo, vorrei condividere un altro aspetto molto interessante che mette in luce come, fin dalla gestazione, il feto trattenga memorie riguardanti questo periodo della sua vita.

In particolare, Gino Soldera afferma (tratto da “Conoscere il carattere del bambino prima che nasca” - ed. Bonomi):

Molti casi riportati dalla psicanalisi, dall’ipnosi clinica e da altre terapie, ci pongono seri interrogativi circa l’esistenza di una memoria affettiva del nascituro. Per David Cherk, ostetrico americano e co-autore del libro ‘Mind-Body Therapy’, l’apertura soprasensibile alle impressioni è apparentemente già attiva sin dal momento del concepimento. In base alle ricerche effettuate con l’ipnosi, egli ritiene che i pensieri materni siano ricevuti dal nascituro e che occasionalmente le esperienze prenatali possano emergere sia attraverso particolari contenuti simbolici, come l’essere sommersi dall’acqua, trovarsi in un luogo buio e chiuso, in una specie di caverna, di barca o di macchina, sia come ricordi registrati, tra i quali, ad esempio, quello in cui il medico diceva alla madre che era incinta. (...)

Bernard Martino, nel suo libro ‘Il bebè è una persona’, racconta la storia di un bambino di 4 anni affetto da gravi problemi comportamentali, praticamente guarito in una seduta attraverso il ricordo e l’analisi di un gravissimo avvenimento capitato durante la sua vita intrauterina: il decesso del suo gemello avvenuto nell’utero a sua insaputa. Le inspiegabili metrorragie (perdite ematiche dall’utero) e la pesante angoscia della madre pesavano sul feto sopravvissuto.

Una possibile spiegazione di questi eventi ci viene dal fisico Jean Charon, secondo il quale le particelle elementari che costituiscono gli atomi, le molecole e le cellule rispondono non solamente alle leggi della fisica ma anche ai processi psicologici di base. Le particelle elementari sono capaci di registrare, attraverso una memoria chiamata eonica, le informazioni fornite dall’ambiente circostante e dalla riproduzione comunicandole ad altre particelle.

Egli ha dimostrato che ogni particella elementare ha una contropartita psichica (infatti la registrazione, la memorizzazione e la comunicazione sono attributi della psiche) e anche che le informazioni acquisite attraverso la dimensione psichica modificano l’attività delle particelle elementari. Ciò è stato confermato da altri studiosi fra i quali David Bohm, Fritjof Capra e Henry Strapp. In questo modo l’ambiente esterno e il vissuto della madre, con i suoi valori, con i suoi pensieri, con i suoi sentimenti ed emozioni e con i suoi comportamenti e azioni, che sono le informazioni privilegiate ricevute dal nascituro, influenzano il funzionamento, la formazione e lo sviluppo delle cellule. Allo stesso modo, il nostro vissuto personale si inscrive nelle nostre cellule, nei nostri gameti, nei nostri cromosomi e nei nostri geni che vanno a costruire il capitale genetico del bambino."

La capacità di memorizzare  e la coscienza del feto prima, e del neonato poi, come attestano le ultime ricerche, non dipendono dalla maturazione del cervello e dalla mielinizzazione delle fibre nervose, come si riteneva fino a poco tempo fa.

Cito, in merito, S. Grof (da “Psicologia del futuro” ed. Red): “L’immagine del neonato come un organismo inconscio e insensibile è in forte conflitto con la letteratura sempre più voluminosa che descrive la notevole sensibilità del feto durante il periodo prenatale. Il rifiuto della possibilità di un ricordo della nascita, basato sul fatto che la corteccia cerebrale del neonato non sia completamente mielinizzata è particolarmente assurdo, se si considera che la capacità di memorizzare è presente in parecchie forme inferiori di vita, non dotate per niente di corteccia cerebrale. Ed è noto che talune forme primitive di memoria protoplasmatica esistono persino in organismi monocellulari. Una contraddizione logica così palese nel contesto di un rigoroso pensiero scientifico è davvero sorprendente ed è probabilmente il risultato di una forte repressione emotiva, cui è soggetto il ricordo della nascita”.  

Grof afferma che la memoria è immediatamente attiva, dal concepimento, e non necessita del sistema nervoso per funzionare. Si tratta di una memoria implicita, “immediata” che lascia tracce impresse nel corpo, le quali condizioneranno la strutturazione dello psichismo del feto e la costruzione della sua personalità.  Eva Reich parla di “cassetta dei ricordi” per indicare la memoria corporea, che tutto registra, tutto conserva ed a cui è possibile accedere attraverso il lavoro corporeo.   

Il ginecologo giapponese Akira Ikegawa, poi, ha condotto uno studio su bambini tra uno e sei anni per verificare i loro ricordi prenatali. Lo studio, condotto in due fasi (la prima tra agosto e dicembre 2000 e la seconda tra agosto e settembre 2002) ha evidenziato che, nella prima fase, il 53% (42 su 79) dei bambini aveva ricordi della vita prenatale ed il 41% (32 su 79) ricordava il momento della nascita. Dalla seconda fase dello studio è emerso che il 35% dei bambini (288 su 878) ricordava la vita prenatale, mentre il 24% (197 su 878) ricordava la nascita.

Ecco alcune testimonianze (da “Quando ero nella pancia della mamma” Cairo editore), che mi hanno suscitato molta commozione:

Dalla pancia della mamma vedevo fuori. C’erano alberi, case e luci. Era come una tenda e io giocavo. Dentro c’erano anche i pesciolini e giocavo con loro. Da lì le nuvole erano arancioni come il tramonto. Anche le strade erano arancioni. Mamma e papà davano carezze e colpetti alla pancia della mamma. E parlavano.” Ryuhsei Suzuki, 2 anni e 7 mesi. Sua mamma riporta: “Un giorno mio figlio ha iniziato a dirmi queste cose. Mi sono ricordata che, quando ero incinta, spesso la sera andavo a fare una passeggiata in un parco vicino al mare. Se chiudo gli occhi mi sembra ancora di rivedere il sole che tramontando tingeva tutto di arancio. Era bellissimo”.

Mami era divertente vero? Tanto tempo fa hai guardato un film di paura in tv. Era tanto tempo fa. Lo stavi guardando con nonno e nonna. Io lo sentivo da dentro il pancione.”  Kazuma Mukai, 4 anni. Sua mamma riporta: “Quando mio figlio ha fatto questo commento mi sono resa conto che, durante la gravidanza, guardavo in televisione con i miei genitori film ad ‘alta tensione’”.    

Quella roba verde gelatinosa è fredda, vero? Quando te l’hanno messa sul pancione ho fatto un salto!” Shintaro Saito, 3 anni e 3 mesi. Sua mamma commenta: “Aspetto il mio secondo bambino. Una volta ho portato Shintaro con me a fare un’ecografia di controllo, e il giorno dopo se n’è uscito con questa frase. Quando ci hanno comunicato che il suo fratellino è podalico, ha detto: ‘Io sono uscito prima con la testa’ , sebbene non l’abbia saputo da me. Dice anche cose tipo: ‘Ho aperto tutte le porte e sono uscito’”.

Sentivo la voce della mamma. Quella di papà no. Mi sentivo solo. Era buio. Volevo uscire subito” Tomoya Ogata, 3 anni. Sua mamma riporta: “Rimasi incinta subito dopo che ci eravamo trasferiti e non conoscevo nessuno nei dintorni. Il rumore dei lavori per la costruzione del vicino complesso residenziale mi faceva venire il mal di testa e io e mio marito litigavamo spesso. Raramente parlavo alla mia pancia. Mio marito mai”.  

Stavo comodo nel pancione della mamma. Era tutto rosso. Caldo. Io dormivo sempre. Difficile uscire. Quando sono uscito fuori era freddo. Ho visto il dottore.” Reon Yoshida, 2 anni e 6 mesi. Sua mamma commenta: “Quando aveva due anni mi parlava spesso di quand’era nel pancione e di quando è nato. Ho il bacino stretto e ci è voluto molto tempo perché si completasse la dilatazione. È stata un gran fatica. Quando è nato il mio secondo figlio, Roan mi ha detto: ‘Noi guardavamo insieme mamma dal cielo e io gli ho detto: ‘Vado prima io’ e sono arrivato’”.

Conosco questo posto. L’ho visto da dentro il pancione di mamma.” Ririko Akagi, 4 anni. Sua mamma commenta: “E’ quello che mi ha detto quando l’ho portata per la prima volta al parco dove ero solita passeggiare durante la gravidanza. Adesso è come se non ricordasse di averlo detto”.      

Questi sono alcuni stupefacenti e toccanti ricordi dei bambini che evidenziano la coscienza di sé del feto in utero.

Come dice ancora Renggli (“L’origine della paura” ed. Magi) “il nascituro è fin dall’inizio un essere umano dotato di personalità, e il feto è forse dotato di un più alto livello di coscienza, in quanto è più vicino all’origine, alla creazione. Con una certa esagerazione, potremmo affermare che un bambino, in questa prima fase della vita, è ‘onnisciente’”  percepisce, infatti, tutto ciò che lo circonda: non solo l’ambiente circostante, ma anche il vissuto conscio ed inconscio e le emozioni dei genitori, in particolare quelle della madre.  
 
Tutto ciò può portarci a riflettere sulla nostra idea di bambino, di educazione, di relazione con lui, come diremo nel prossimo e ultimo articolo...


Silvia Iaccarino
Formatrice professionale e psicomotricista
Blog: www.silviaiaccarino.it
Pagina facebook: www.facebook.com/percorsiformativi06

 


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