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Premi e Punizioni: riflettiamo insieme!
02/10/2017
Parola agli espertiIl pensiero educativo-pedagogico che sta alla base dell' Educazione Attiva, tra i quali troviamo esperti quali Maria Montessori, Emmi Pikler, Bernard Aucouturier e tanti altri, mette in evidenza la non funzionalità delle azioni dell’adulto di premio e/o punizione nella relazione con i bambini.
Maria Montessori, in particolare, non amava i sistemi di educazione basati sui premi e sulle punizioni in quanto riteneva che la vera ricompensa per il bambino doveva essere rappresentata dall’apprendimento stesso, dal piacere che procurava l’azione del far da solo, dalla sua capacità di aver imparato qualcosa di nuovo grazie alla propria curiosità e alle proprie sperimentazioni. Ad esempio, una vera ricompensa per il bambino potrebbe essere quella di completare un puzzle, indossare da solo le scarpe, versare l’acqua dalla caraffa al bicchiere da solo, togliere da solo i vestiti, lavarsi da solo le mani, riuscire da solo a portarsi il pasto alla bocca, ecc… .
Ecco che si può dedurre che il bambino deve conoscere, sperimentare e scoprire il mondo circostante e se stesso attraverso delle azioni e reazioni spontanee, attraverso la curiosità, la libertà, il piacere di fare, e la gioia di agire. E non attraverso esortazioni continue dell’adulto, interventi e incoraggiamenti persistenti ( spesso purtroppo attraverso piccoli “ricatti”: “Dai fai questo che dopo facciamo…”).
Non è necessario che il comportamento “positivo” e/o “negativo” del bambino venga rinforzato dall'adulto attraverso un premio o una punizione, in quanto, attuando questo modo di relazionarsi, subdolamente, si educa il bambino al giudizio positivo e negativo, al bene e al male, al successo e insuccesso, alla capacità ed alla incapacità, al fatto di esserne all'altezza e al fatto di non esserlo:
<< Se fai bene …. , se fai il “bravo” , “se riesci..”… , se fai in quel modo , se fai nel modo in cui pensa e vuole l’adulto … allora ti premio e ti lodo. Sei stato bravo e ti offro un rinforzo positivo>>.
- Ma se il bambino si comporta diversamente da come noi gli abbiamo indicato?
- Ma se il bambino, che è prettamente pulsionale ed emotivo, non rispecchia le nostre aspettative?
- Ma se stiamo chiedendo al bambino qualcosa che lui non potrà mai riuscire a fare perché è una azione troppo complessa per la sua età?
- Ma se il bambino non riesce a svolgere un “compito” come io adulto me lo sono schematizzato perché non è ancora le capacità e competenze?
- Ma se il bambino non rispetta la “regola” che dà sicurezza all’adulto e alla sua autorevolezza?
Allora, in tutti questi possibili casi, il bambino non viene “premiato e lodato” ma a volte può essere punito (dove per punizioni, si devono considerare anche quelle verbali), a volte può essere sminuito, e altre volte può essere rimarcata in modo forte la sua incapacità.
Ma, così facendo, in maniera inconscia, l’adulto va a rinforzare negativamente la personalità del bambino, mettendo silenziosamente queste parole alla situazione: << Non sei stato bravo; non ne sei all'altezza e non ne sei capace. Sei peggio degli altri. C’è qualcosa di sbagliato in te.>>…. Purtroppo, con questa modalità di relazione, l’adulto va a creare solamente delle relazioni di ansia, tensione, frustrazione, delusione nel bambino, creando una relazione di perenne dipendenza del bambino dall’adulto, e creando costante insicurezza, poca autostima e paura nel bambino verso il “mondo”.
<< Non sono capace. Non sono un bravo bambino. Papà e mamma non accettano il mio Io. Sono sbagliato e non mi amano. Mi volevano diverso>>. L’Educazione Attiva suggerisce, al contrario, una modalità alternativa a tutto questo. Un modo di comunicare e relazionarsi ai bambini in maniera più consapevole e responsabile da parte degli adulti. Una possibilità educativa che non va a contemplare un’educazione basata su atteggiamenti di rinforzo positivo e/o negativo di un comportamento, di un'azione, di un pensiero, di una emozione, ossia il “risultato finale” visibile; ma, al contrario, va a rafforzare, evidenziare, lodare, valorizzare il PROCESSO secondo il quale il bambino giunge a quel determinato comportamento, a quella determinata azione, a quella emozione , sia esso giusto sia esso sbagliato.
Eccone alcuni esempi pratici per spiegare tutto cio.
Il bambino è a tavola. Egli non vuole mangiare perché in quel momento lui vorrebbe mangiare altro, ad esempio un gelato. Invece di dire “Devi mangiare! Se mangi tutto poi ti do il gelato perché sei stato bravo”, meglio relazionarsi a lui così: “ So che hai tanta fame. So che ti piace tanto il gelato. Ti faccio una proposta: quando avremmo finito il pranzo ( o la cena) mangiamo insieme un gustoso gelato”.
Il bambino è in macchina. Non vuole salire sul seggiolino e non vuole proprio starci. “Devi stare nel seggiolino. Beh se fai questi capricci non andiamo da nessuna parte e rientriamo in casa!”. Forse meglio dire: “ Il seggiolino ti permette di stare sicuro qui in macchina e di osservare tutte le macchine che passano. Cosa dici se partiamo e osserviamo insieme i colori delle macchine? Magari possiamo incontrare dei trattori che lavorano nei campi e nelle strade?”.
Il bambino sta disegnando. Sta disegnando delle figure umane, ma secondo la sua fantasia e il suo vissuto emozionale. L’adulto interviene dicendo: “No hai sbagliato. Le braccia non vanno lì”; ma se invece con toni pacati e incuriositi dicesse “ Chi stai disegnando? Che cosa fa?”.
Il bambino sta cercando di creare una torre. Ci prova tantissime volte e finalmente ci riesce e l’adulto esclama “ Bravissimo!”, battendo le mani. Ma se invece interverrebbe dicendo: “ Bene, sei riuscito da solo a creare la torre. Mi fa piacere! E’ alta fino al cielo!”.
Oppure papà costruisce una bella torre e il bambino piccolo la distrugge immediatamente. La reazione dell’adulto potrebbe essere: “No! Non si fa! Non si distrugge. Sei stato proprio cattivo a distruggere la torre di papà”. Ma se invece è: “Eh sì le torri si possono distruggere e ricostruire. Questa era del papà ma ora se vuoi ne possiamo ricostruire una insieme? Che ne dici ti passo questo cubo?”.
E' ciò che il bambino pensa, fa, crea, sbaglia, riprova, ritenta, sperimenta, comprende, conosce, sente, .... per arrivare ad una determinata azione che deve essere rafforzato!!!!!!! Le riflessioni pedagogiche dell'educazione attiva portano l'adulto a soffermarsi e ad apprezzare i processi e a tralasciare e dare meno importanza ai risultati.
Vi lascio, infine, con questa piccola riflessione:
"Salire lo scivolo al contrario, trasformare un letto o divano in un’ astronave,
colorare il cielo di verde e il prato di blu ...
questà è la libera espressione della creatività del bambino!
Non diciamo mai loro che è sbagliato, perchè non lo è!"
Dott.ssa Lucia Vichi
Educatrice d’infanzia e coordinatrice pedagogica; Creativa
Coordinatrice Gruppo: Chiediamo consigli educativo-pedagogici per il nostro bimbo 0-3 all'esperta
Shop: www.bebuu.it/lula-creazioni-e-giochi-per-l-infanzia-artigianali
Pagina facebook: www.facebook.com/LulaGiochiArtigianali
Sei un'ostetrica, un pediatra, un educatore dell'infanzia, un logopedista, uno psicologo infantile, un nutrizionista, insomma un esperto nel mondo dell'infanzia e hai la passione per la scrittura? Bebuù sta cercando proprio te per la sua nuova rubrica: la parola agli esperti! Ti aspettiamo! Scrivici una mail ad info@bebuu.it per avere maggiorni informazioni.