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Sono una creativa… hobbista o professionale?

08/02/2017

Consigli per le crafter

Sia in qualità di Dottore Commercialista, che come CEO di Bebuù, capita molto spesso che mi chiedano:  Sono una creativa, mi conviene aprire la partita iva?

E scommetto che ognuna di voi, almeno una volta nella vita, abbia pensato di iniziare a fare le cose sul serio e avviare un’attività d’impresa vera e propria. Da oggi partirò con una nuova rubrica mensile, che vi aiuterà (spero!) a far un po’ di chiarezza in questa nebulosa di dubbi e domande senza risposta.

Innanzitutto, vediamo quando è necessario aprire una partita iva.

Partiamo con il dire che, quando un’attività commerciale e/o intellettuale diventa abituale, è necessario aprire la partita iva ed emettere fattura.

Dunque, per poter essere considerato hobbista o Opi (operatori del proprio ingegno), devono essere rispettate tre condizioni:

  1. vendere creazioni fatte a mano, frutto del proprio ingegno e creatività, con valore unitario non superiore a 250 euro;
  2. svolgere l’attività creativa in modo occasionale, saltuario e amatoriale e non in modo organizzato come fosse  un vero e proprio lavoro;
  3. non superare un volume d’affari, derivante dalla vendita delle proprie creazioni, di 5.000 euro l’anno.

Quando si verificano tutte queste condizioni, e si effettua  la vendita di un oggetto  realizzato handmade, si è tenuti a rilasciare all’acquirente una ricevuta “non fiscale”. Il rilascio della ricevuta non è obbligatorio, lo diventa esclusivamente quando è l’acquirente a chiederla, come quietanza dell’avvenuto pagamento. Sulla ricevuta devono essere indicati:

  • la data (quella del pagamento);
  • nome, cognome e se possibile, codice fiscale dell’acquirente;
  • la numerazione (progressiva);
  • la descrizione del bene venduto;
  • l’applicazione della marca da bollo da €. 2,00 (quando il compenso supera i €  77,47).

In cartolibreria si trovano facilmente dei modelli di ricevute prestampate, che vi faciliteranno la compilazione.

La domanda che ora sorgerà nella vostra mente è: Ma quando un’attività è considerata abituale? Ovvero, qual è il confine tra occasionale ed abituale?!

La legge non ci dà una definizione esatta di abitualità, ma è possibile affermare con certezza che avere un  proprio e-commerce presuppone il carattere di abitualità e quindi una vera e propria attività commerciale volta alla vendita di prodotti online. Ciò implica: possedere una partita Iva; essere iscritti in Camera di Commercio; versare i contributi INPS alla gestione artigiani e commercianti.

Insomma, aprire un E-commerce significa diventare dei veri e propri imprenditori, dal punto di vista fiscale equivale ad aprire un negozio fisico e per questo motivo la scelta deve essere ben valutata prima di compiere il passo.

Molte Crafter, per la vendita delle proprie creazioni,  si affidano ad alcuni marketplace online dedicati alla vendita di creazioni handmade (Etsy, A Little Market e Bebuù) o realizzano le proprie vendite  “in privato” attraverso la propria pagina facebook. Pur non volendo entrare nel dettaglio del funzionamento dei singoli portali, quello che posso dire è che ogni crafter può utilizzare questi portali tranquillamente, a patto che si rispettino le tre condizioni previste prima.

Quando poi la vendita degli oggetti prodotti inizia a diventare abituale, ecco che l’emissione della ricevuta non è più sufficiente, ma è necessaria l’apertura della partita Iva e l’emissione di una fattura.

Una volta valutato che è necessario aprire la partita iva, in quanto le vendite sono molto frequenti e l’attività è diventata abituale, il secondo step è chiedersi: “la mia attività rientra nella sfera delle ditte individuali o delle libere professioni?”

Questo non è un dettaglio di poco conto, anzi… (e sarà il Commercialista ad aiutarvi nella scelta più giusta), da questa decisione, e da eventuali errori compiuti in questa fase, può cambiare il successo del futuro business, in quanto a tale scelta saranno collegati costi ed adempimenti diversi. Esempio:

Da un punto di vista prettamente pratico:  

Il libero professionista è un lavoratore autonomo, non dipendente o subordinato a nessuno, che presta servizi normalmente a carattere intellettuale, non fa commercio e si autoorganizza senza grande impiego di persone, mezzi o capitali.

E’ imprenditore colui che esercita professionalmente un'attività economica organizzata ai fini della produzione e dello scambio di beni o di servizi. Un imprenditore può essere:

Un commerciante:                                                              

Se acquista merce destinata alla rivendita

Un artigiano:

Se esercita un’attività (anche artistica) per la produzione (o anche riparazione) di beni, tramite il lavoro manuale proprio e di un numero limitato di lavoranti, senza lavorazione in serie, svolta generalmente in una bottega o laboratorio.

Viste le varie definizioni, in genere, una Crafter si individua, prevalentemente, come artigiano. Alcune specifiche attività, come ad esempio i designer, possono rientrare anche nella casistica di “libero professionista senza cassa”, ma ogni casistica va valutata a sé.

A questo punto, io vi do appuntamento al prossimo articolo nel quale vi aiuterò a comprendere quali sono i costi per aprire una partita iva, il regime fiscale da preferire e i costi di gestione.

Mi raccomando, intanto, cercate di capire se potete ancora considerarvi hobbiste o è necessario diventare delle creative professionali ;)

Tutto Chiaro?
Per qualsiasi dubbio potete scrivermi nei commenti sotto o in privato.


Dott.ssa Giuseppina Manzo
Dottore Commercialista e Revisore legale;
Mamma, moglie e "project mammager" di Bebuù


Profilo facebook: www.facebook.com/GiusyBebuu
 

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